Rivelazione di Gesù Cristo, al quale Dio la consegnò per mostrare ai suoi servi le cose che dovranno accadere tra breve. Ed egli la manifestò, inviandola per mezzo del suo angelo al suo servo Giovanni, il quale attesta la parola di Dio e la testimonianza di Gesù Cristo, riferendo ciò che ha visto. (Apocalisse 1:1-2)

 2025/09/22


214. “Catechismo della Chiesa Cattolica” № 1386 

In questo blog ho dedicato molto tempo ad osservare e riflettere attentamente l'episodio del centurione presente nei Vangeli di Matteo e Luca. Ho ritenuto necessario rivedere questo episodio dalla prospettiva in cui le parole del centurione, che chiede a Gesù la guarigione del suo servo, vengono utilizzate  come parte importante della liturgia della Messa in tutto il mondo. In particolare queste parole vengono proclamate dal sacerdote e dalla congregazione insieme in risposta all'invito alla comunione davanti all'Eucaristia che il sacerdote innalza. In entrambi i Vangeli citati, il centurione appare in due scene. Una in cui chiede a Gesù di guarire il suo servo e l'altra in cui si trova accanto alla croce di Gesù ed esprime la sua fede in Gesù. Quest'ultima è descritta anche dal Vangelo di Marco.  Indipendentemente dal fatto che il centurione in queste scene sia o meno la stessa persona, nelle sue parole possiamo vedere due fasi distinte nella fede. 

Nella prima scena, in cui il centurione chiede a Gesù di guarire il suo servo, come ha detto Gesù: “Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato” (Gv 6,44), il centurione è stato attratto verso Gesù dalla potenza del Padre. E per quella fede, Gesù guarì il servo malato. Questa è la prima tappa. D'altra parte, nella scena della crocifissione di Gesù, è scritto: “Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: "Davvero quest'uomo era Figlio di Dio!"” (Mc 15,39). Le parole del centurione sono una realizzazione delle parole di Gesù: “E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me” (Gv 12,32). La seconda tappa. 

Nel Catechismo della Chiesa Cattolica (seconda edizione, 1997), № 1386, si legge: “Davanti alla grandezza di questo sacramento, il fedele non può che fare sua con umiltà e fede ardente la supplica del centurione: « Domine, non sum dignus ut intres sub tectum meum: sed tantum dic verbo, et sanabitur anima mea » – « O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma di' soltanto una parola e io sarò salvato »”. Tuttavia, le parole del centurione appartengono alla prima tappa, quella in cui si è avvicinato a Gesù attirato dal Padre. E io, quando sarò innalzato da terra...” attratti da questa parola di Gesù, noi cristiani siamo venuti a lui; ma ci troviamo su un piano diverso. Noi credenti siamo stati attirati da Gesù, da Gesù sulla croce che è stato innalzato. 

Il Catechismo della Chiesa Cattolica, a questo punto, presenta una preghiera della Divina Liturgia di San Giovanni Crisostomo. Essa contiene il grido del ladrone crocifisso insieme a Gesù: “Ricordati di me, Signore, quando sarai nel tuo regno”. Si può dire che questo grido sia, per così dire, il grido del primo uomo attratto da Gesù sulla croce. 

Sebbene la Divina Liturgia di San Giovanni Crisostomo contenga certamente una risposta rivolta a Gesù sulla Croce, ma questa scena non arriva fino alla scena del centurione descritto negli Atti degli Apostoli dopo la discesa dello Spirito Santo. Vi è descritto il centurione come: “Era religioso e timorato di Dio con tutta la sua famiglia; faceva molte elemosine al popolo e pregava sempre Dio” (At 10,2). E dall’incontro tra questo centurione e l'apostolo Pietro (cfr. 10:1-48), nacque l’occasione che spinse la Chiesa ad aprirsi alla missione verso i Gentili. Nel cammino di fede trasmessa dall'episodio del centurione riflette lo sviluppo della Chiesa a cui noi credenti aspiriamo. 

Il Catechismo della Chiesa Cattolica, № 1382, afferma che: "La Messa è ad un tempo e inseparabilmente il memoriale del sacrificio nel quale si perpetua il sacrificio della croce, e il sacro banchetto della Comunione al Corpo e al Sangue del Signore. Ma la celebrazione del sacrificio eucaristico è totalmente orientata all'unione intima dei fedeli con Cristo attraverso la Comunione. Comunicarsi è ricevere Cristo stesso che si è offerto per noi". In quanto tali, noi credenti non dovremmo forse applicare le parole della seconda tappa del centurione a Gesù sulla croce, “Davvero quest'uomo era Figlio di Dio!”, alla risposta che diamo “davanti alla grandezza di questo sacramento”, l'Eucaristia? 

Le parole con cui il sacerdote invita alla Comunione, secondo il Messale Romano, sono: "Ecco l’Agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo. Beati gli invitati alla cena dell’Agnello". L'Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo è ciò che disse Giovanni Battista quando vide Gesù venire verso di lui. Quindi, “la cena dell'Agnello” è l'ultima cena di Gesù. In questo momento della Messa, vediamo certamente, nell'Eucaristia elevata dal sacerdote, Gesù innalzato sulla croce. 

Maria K. M.


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