Rivelazione di Gesù Cristo, al quale Dio la consegnò per mostrare ai suoi servi le cose che dovranno accadere tra breve. Ed egli la manifestò, inviandola per mezzo del suo angelo al suo servo Giovanni, il quale attesta la parola di Dio e la testimonianza di Gesù Cristo, riferendo ciò che ha visto. (Apocalisse 1:1-2)

 2022/11/07


64. Paolo e le distorsioni cognitive Parte 2

Proseguiamo considerando la seguente espressione tratta da uno dei testi del Concilio Vaticano II: "In questo modo, pertanto, essi [i sacerdoti] di fronte agli uomini di volersi dedicare esclusivamente alla missione di fidanzare i cristiani con lo sposo unico e di presentarli a Cristo come vergine casta evocando così quell'arcano sposalizio istituito da Dio, e che si manifesterà pienamente nel futuro per il quale la Chiesa ha come suo unico sposo Cristo…" (Decreto sul Ministero e la Vita dei Presbiteri, par. 16). Questa affermazione è tratta dalla seconda lettera di Paolo ai Corinzi, dove scrive: "Vi ho promessi infatti a un unico sposo, per presentarvi a Cristo come vergine casta" (2 Corinzi 11:2). Queste parole sono una parabola utilizzata da Paolo per ammonire la comunità di Corinto, diffidente nei confronti di coloro che egli chiamava "falsi apostoli" (cfr. 2 Corinzi 11:1-15). Dietro la sua preoccupazione c'era il desiderio di riuscire a far rispettare la promessa di raccogliere fondi per Gerusalemme. Paolo era chiaramente preoccupato da questo problema. In primo luogo, bisogna tenere conto di questa situazione unica di Paolo, quando scrisse queste parole. 

Inoltre, la bizzarra espressione "promessi infatti a un unico sposo, per presentarvi a Cristo come vergine casta" si basa sul pensiero patriarcale dell'epoca e non ha alcun senso al giorno d'oggi. È stata una scelta troppo facile incorporare una simile espressione direttamente nei documenti ecclesiastici più autorevoli della seconda metà del XX secolo e portare l'immagine coniugale nella relazione tra Cristo e la Chiesa. Il matrimonio è essenzialmente l'unione sessuale dello sposo e della sposa. Se prendiamo il matrimonio negli insegnamenti della Chiesa come metafora della relazione tra Cristo e la Chiesa, è inevitabile che nelle situazioni cruciali ci sia un pregiudizio sessuale. Ciò è evidente dal fatto che, per quanto riguarda i casi di abusi sessuali da parte dei sacerdoti, i vescovi e i sacerdoti interessati hanno minimizzato la gravità della situazione e non hanno intrapreso azioni decisive anche quando sono venuti a conoscenza dei fatti. 

Inoltre, le seguenti espressioni nei documenti del Vaticano II dimostrano che la suddetta ideologia patriarcale è stata portata avanti anche ai giorni nostri nel rapporto tra sacerdoti e laici: "Abbiano poi cura, come padri in Cristo, dei fedeli che hanno spiritualmente generato col battesimo e l'insegnamento" (Lumen Gentium, par. 28); "I fedeli, dal canto loro, abbiano coscienza del debito che hanno nei confronti dei presbiteri, e li trattino perciò con amore filiale, come loro pastori e padri" (Decreto sul Ministero e la Vita dei Presbiteri, par. 9); "In tal modo si [i sacerdoti] meglio a ricevere una più ampia paternità in Cristo" (Ibid., par. 16). 

Gesù, che ha dato ai cristiani il "Padre Nostro", li ha ammoniti dicendo: "E non chiamate 'padre' nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste" (Matteo 23:9). Anche se nato come uomo per adempiere alla profezia come Cristo, Gesù è venuto sulla terra portando con sé la maternità divina (cfr. blog № 29, № 43). Quando Gesù si è paragonato solo una volta ad uno "sposo", ha paragonato i suoi discepoli agli "invitati a nozze" (cfr. Matteo 9:5). E Gesù ha specificato chi erano i discepoli, gli "invitati a nozze" (cfr. Matteo 12:49-50). Nella scena delle nozze di Cana, Gesù stesso era presente come invitato, insieme alla madre, ai fratelli e ai discepoli (cfr. Giovanni 2:1-12). Il segno che Gesù ha compiuto qui, trasformando l'acqua in vino pregiato, è stato compiuto da Maria e Gesù proprio in virtù del loro rapporto madre-figlio.

Maria K. M.


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