2025/10/06
216. Invito a una nuova transustanziazione
Giuseppe, nel sogno, ricevette l'annuncio dall'angelo: “Ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti
salverà il suo popolo dai suoi peccati” (Mt 1,21). L'espressione il “suo
popolo” si riferisce, sia allora che oggi, coloro come noi credenti che hanno
creduto in Gesù.
Come aveva detto Gesù, “Riguardo al peccato, perché non credono in me” (Gv 16,9), Gesù ha sempre salvato da questo peccato coloro che hanno creduto in lui. Dopo questo episodio, il Vangelo inserisce una spiegazione: “Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele, che significa Dio con noi” (Mt 1,23). Gesù ha realizzato questa relazione tra Dio e gli uomini per questo scopo. I suoi effetti si manifestano in coloro che hanno creduto in Gesù.
Seguendo Gesù e stando con Lui, ciascuno dei credenti di quel tempo è stato salvato dal peccato del “non credono in me”, semplicemente stando vicino a Gesù. Gesù aveva la possibilità di toccare i credenti, mentre i credenti potevano sentire che Dio era così vicino da percepire la salvezza di Dio. Gesù proteggeva il “suo popolo” che sarebbe diventato “la mia Chiesa” (Mt 16,18). Istituendo l'Eucaristia, Gesù ha preparato la strada per rendere possibile ciò che era impossibile per se stesso, che era Dio ma aveva un corpo da uomo. Le parole di Gesù, “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui” (Gv 6,56), sono rese possibili dall'Eucaristia, che continua così l'opera di Dio di “salverà il suo popolo dai suoi peccati”. Non è che Dio sia vicino. Dio entra nel credente.
L'Eucaristia è il secondo mistero dell'Incarnazione, per così dire, attraverso la transustanziazione. L'Eucaristia continua a salvare i credenti che la ricevono dal peccato, del “non credono in me”. I credenti, attraverso il Nuovo Testamento e ciò che gli apostoli hanno tramandato, condividono le testimonianze della nascita, morte, risurrezione e ascensione di Gesù, e il fatto che, nonostante avessero sepolto il suo corpo nel sepolcro e l'avessero visto con i propri occhi, il corpo di Gesù non era più presente. L'Eucaristia essendo mangiata da noi credenti, muore, e il suo corpo, proprio come il corpo di Gesù che era nel sepolcro, svanisce. In quel breve lasso di tempo, nei credenti avviene una transustanziazione, attraverso l'Eucaristia, in coloro che conservano in loro il corpo di Cristo, in cui Dio è presente. Pertanto, nella memoria di coloro che ricevono l'Eucaristia, deve essere ben inciso chi è l'Eucaristia.
Poi l'angelo disse: “Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio” (Lc 1,35). Queste parole si sono realizzate in Maria, che è diventata la madre di Gesù. Queste parole ci portano alla scena in cui Gesù ha unito sua madre Maria e un apostolo in un legame genitore-figlio sulla croce. Esse furono ereditate dagli Apostoli, che erano diventati figli di Maria, la madre di Gesù. Per questo, quando un sacerdote chiede al Padre “perché diventino il corpo e il sangue di Gesù Cristo, nostro Signore”, lo Spirito Santo scende sul sacerdote e la potenza dell'Altissimo lo adombra. Così, il bambino che nasce, cioè l'Eucaristia, “sarà chiamato Figlio di Dio”.
Quando Gesù disse ai suoi discepoli: “Ma voi, chi dite
che io sia?” (Mt 16,15), l'apostolo Pietro rispose: “Tu sei il Cristo,
il Figlio del Dio vivente” (16,16). Allora Gesù disse: "Beato sei
tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma
il Padre mio che è nei cieli" (16:17). Le parole che il Padre ha
rivelato all'apostolo Pietro rappresentano la sua volontà che tutti i credenti
che chiamano Dio Padre guardino Gesù e dicano: “Tu sei il Cristo, il Figlio
del Dio vivente”. Noi credenti rispondiamo alla volontà del Padre
dicendo queste stesse parole all'Eucaristia.
Guardando l'Eucaristia e ripetendo le parole “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”, nella memoria del credente viene impresso in modo profondo che l'Eucaristia è “il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. E così, i credenti che chiamano Dio suo Padre celeste, ricevendo l'Eucaristia, sperimentano una transustanziazione mentre l'Eucaristia rimane in loro per quel breve tempo. In questo modo, poco a poco, cominciano a rendersi conto in modo concreto di essere figlio di Dio. Questa consapevolezza diventa la forza che rende certa la fede in Gesù.
Maria
K.M.
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