Rivelazione di Gesù Cristo, al quale Dio la consegnò per mostrare ai suoi servi le cose che dovranno accadere tra breve. Ed egli la manifestò, inviandola per mezzo del suo angelo al suo servo Giovanni, il quale attesta la parola di Dio e la testimonianza di Gesù Cristo, riferendo ciò che ha visto. (Apocalisse 1:1-2)

 2024/11/18


170. Ottimizzazione

Nell'ultima volta, come abbiamo esaminato il primo tema delle "Ammonozioni," che è considerato opera di San Francesco, “Il corpo del Signore”, San Francesco d'Assisi aveva scoperto una particolare comprensione dell'amore del Padre e dell'Eucaristia dal Vangelo di Giovanni. D'altra parte, nel secondo tema delle stesse Ammonizioni, “Il male della propria volontà”, la sua attenzione è rivolta all'Albero della conoscenza del bene e del male della Genesi. Ciò dimostra che l’Apocalisse lo ha fortemente influenzato. 

L'Apocalisse ha una struttura peculiare senza precedenti nella letteratura apocalittica precedente, dichiarando chiaramente fin dall'inizio di essere la “Rivelazione di Gesù Cristo” (Apocalisse 1:1). È un libro di rivelazione e di profezia (vedi schema sotto), ma anche un libro di formazione per i credenti nella loro vita quotidiana. Il metodo di formazione, come indicato in Apocalisse 1:3, consiste nel far sì che i fedeli leggano ad alta voce le parole di questa profezia, ascoltino la propria voce e ripetano il processo di memorizzazione di ciò che è scritto, creando così una sorta di struttura a ciclo di programma informatico all'interno del fedele (cfr. blog n.151). Questa struttura sostiene la routine quotidiana dei fedeli dal momento in cui la liturgia della Messa termina con la benedizione finale e il congedo fino alla Messa successiva. 

Lo scopo principale dell'Apocalisse come libro di formazione è che i credenti, immersi nella routine quotidiana, sviluppino innanzitutto l'abitudine di percepire le “informazioni umane” in esso raffigurate, distinguerle dall'opera dello Spirito Santo e conservarle nella memoria.

Così, nell'Apocalisse, compaiono ripetutamente parole che indicano “informazioni umane” come drago, serpente, diavolo, Satana e ingannatore di tutto il genere umano. Quando un fedele legge e ascolta ripetutamente l'Apocalisse, l'immagine di queste parole alla fine si allontana e le “informazioni umane” diventano direttamente percepibili. Questa percezione sostiene fortemente il desiderio dei fedeli che, anche vivendo la routine quotidiana della liturgia della Messa, si trovano in mezzo alle “informazioni umane” di questo mondo. Si tratta del vivo desiderio di ottimizzarsi alla “realtà divina” in cui opera lo Spirito Santo e di collaborare con lo Spirito Santo in tutte le situazioni che incontrano. L'Apocalisse funge da simulatore per questo scopo. 

Sulla base della comprensione di cui sopra, se guardiamo a Genesi 3 con la parola “serpente antico” (Apocalisse 12:9, 20:2) nell'Apocalisse, possiamo vedere che un livello adeguato di informazioni era già stato sviluppato tra le creature della stessa specie, la più saggia delle quali era l'informazione sviluppata tra gli uomini (cfr. Genesi 3:1, 3:14). Il motivo per cui l'"informazione umana" si è sviluppata così tanto, superando quella delle altre creature, è che Dio ha dato all'uomo una volontà per crearlo a Sua immagine (cfr. 2,7). Tutta la Bibbia fa sempre appello al fatto che Dio, il Padre, garantisce la libertà della “propria volontà”1 dell'uomo che ha creato a Sua immagine. Se leggiamo il capitolo 3 della Genesi da questo punto di vista, troveremo l'immagine del Padre che si occupa degli errori dei suoi figli. Allo stesso tempo, vedremo la sovrapposizione tra l'immagine di Dio e quella di Gesù Cristo che compie la volontà del Padre. 

È il momento in cui i fedeli si rendono conto che l'immagine del Padre che “scacciò l'uomo e pose a oriente del giardino di Eden i cherubini e la fiamma della spada guizzante, per custodire la via all'albero della vita” (Genesi 3:24), è una cosa sola con quella di Gesù Cristo che afferma: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Giovanni 14:6). Per portare questa buona notizia al mondo, si rivolgeranno poi all'albero della conoscenza del bene e del male, con l'intenzione di lavorare sul ricordo di averne preso e mangiato, che ancora rimane nelle persone. 

Ai tempi di Francesco non esisteva un concetto specifico di “informazione”. Negli scritti di Francesco vediamo un Francesco che, in quell'epoca, cerca in qualche modo di confrontarsi con l'“informazione umana” attraverso le rivelazioni ricevute. Questo testimonia che aveva già lui stesso sviluppato l'abitudine di distinguere tra l'opera dello Spirito Santo e le “informazioni umane”. Lo dimostra il fatto che anche sostituendo alle “informazioni umane” le parole “diavoli” e “Satana”, che cita nel “Il male della propria volontà” e in altri suoi scritti, il significato rimane invariato. D'altra parte, egli ha cercato di comprendere varie questioni secondo gli insegnamenti della Chiesa del tempo. 

1. San Francesco d'Assisi, Ammonizioni, “Il male della propria volontà”, https://ofssabbioncello.it/ammonizioni/. 

Continua

Maria K. M.




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